Sebbene non si conoscano le cause di ipoacusia neurosensoriale, l’esperienza diretta dei pazienti e le statistiche suggeriscono diversi fattori di rischio che contribuiscono alla perdita uditiva. Su tutte, senz’altro l’usura del sistema uditivo dovuto all’età.
Tuttavia, alcuni fattori possono accentuare il calo uditivo, tra cui esposizione ai rumori, traumi cranici, predisposizione genetica o patologie di vario tipo.
Anche lo stress è un fattore di rischio?
Questa è la domanda a cui ha provato a dare risposta un team di ricercatori della Kitasato University, in Giappone.
A questo proposito, gli autori hanno raccolto i dati di 42 pazienti con ipoacusia neurosensoriale con l’obiettivo di valutare se lo stress può giocare un ruolo nello sviluppo di questa condizione.
“Abbiamo ipotizzato che i pazienti con ipoacusia neurosensoriale improvvisa idiopatica avrebbero sperimentato più stress prima dell’esordio. Questo studio ha esaminato i livelli di stress nei pazienti prima dell’inizio”, hanno precisato gli autori del paper pubblicato sul The Journal of International Advanced Otology.
Il ruolo dello stress: lo studio
Gli studiosi hanno utilizzato i seguenti criteri diagnostici:
- perdita di udito improvvisa o sviluppata entro 72 ore;
- perdita di udito superiore almeno a 30 dB su tre frequenze consecutive;
- ipoacusia neurosensoriale di eziologia sconosciuta.
I livelli di stress dei volontari sono stati misurati tramite questionario (valutazione soggettiva) e misurazioni biochimiche (valutazione oggettiva).
Risultati dello studio
Per quanto riguarda i questionari compilati dai partecipanti, questi sono stati gli esiti:
- 26 pazienti hanno riportato un maggiore esaurimento fisico al momento del ricovero mentre 11 pazienti lo hanno riportato alla visita di controllo avvenuta 1 settimana dopo;
- 27 pazienti hanno riportato un maggiore esaurimento mentale al momento del ricovero mentre 13 pazienti lo hanno riportato alla visita di controllo avvenuta 1 settimana dopo;
- 22 pazienti hanno riportato una condizione fisica peggiore al momento del ricovero rispetto ai 9 pazienti che l’hanno riportato alla visita di controllo avvenuta 1 settimana dopo;
- al momento del ricovero, l’81% dei pazienti ha riportato un maggiore stress per almeno uno dei tre elementi.
I test biochimici, invece, hanno evidenziato un incremento significativo di emoglobina glicata (HbA1c) e di concentrazione sierica di colesterolo totale sia al momento del ricovero in ospedale che nella visita successiva avvenuta 1-2 mesi dopo.
Conclusioni degli autori
“Sebbene cortisolo, deidroepiandrosterone, noradrenalina e adrenalina siano ben noti indicatori di stress, questi valori possono fluttuare immediatamente o entro poche ore”, aggiungono gli autori spiegando il motivo per cui li hanno estromessi dalla misurazione.
Perché usare il colesterolo come misuratore di stress?
“La secrezione di cortisolo è promossa dalla corteccia surrenale da fattori di stress, come accennato in precedenza. I livelli di acidi grassi liberi nel siero aumentano in risposta ai glucocorticoidi e il fegato aumenta la sua capacità di produrre colesterolo totale. Pertanto, il CT sierico può essere utilizzato anche per indicare una risposta allo stress”, precisano gli autori.
Allo stesso modo, l’emoglobina glicata è stata usata come parametro oggettivo di stress poiché il cortisolo innesca una serie di meccanismi biologici legati alla gestione plasmatica del glucosio.
In definitiva, i risultati di questa indagine hanno mostrato che molti pazienti percepivano soggettivamente una stanchezza maggiore o una condizione fisica peggiore una settimana prima di riscontrare ipoacusia neurosensoriale. I pazienti, inoltre, hanno avuto risposte allo stress biochimico relativamente più elevate per 1 o 2 mesi prima dell’inizio di ipoacusia.
Questi esiti, quindi, suggeriscono un possibile ruolo dello stress nell’insorgenza di ipoacusia neurosensoriale, in attesa di ulteriori riscontri.