L’iperacusia è una condizione di insofferenza ai rumori associata spesso alla comparsa di acufeni. Può essere un disturbo lieve quando si manifesta per un numero esiguo di rumori, ma può diventare una condizione invalidante nel momento in cui questa suscettibilità si rivolge ad una grande quantità di suoni che, solitamente, non provocano alcun disturbo alle persone. Oppure, quando si palesa al cospetto di suoni con un volume non particolarmente alto, considerato quindi nella norma.
Nei casi più accentuati di iperacusia, la persona può provare una vera e propria sensazione di dolore, con profonde ripercussioni sulla vita di tutti i giorni. Sia in ambito lavorativo, sia nel tempo libero. Non a caso, chi soffre di questo disturbo è spesso vittima di stati d’ansia e tende all’isolamento sociale.
Esempi di iperacusia
Spesso confusa con la misofonia, che invece si riferisce all’intolleranza nei confronti di un rumore ben specifico (per esempio, quello emesso dalla masticazione o dall’attrito tra una forchetta e un piatto vuoto), l’iperacusia è un disturbo uditivo che si esprime con una spropositata reazione nei confronti di suoni comuni. Dalle sirene dell’ambulanza al clacson, fino ai rumori emessi dalla pioggia e dall’asciugacapelli.
In linea generale, esistono soprattutto due categorie di iperacusia riconducibili ad alterazioni di natura differente:
- iperacusia vera: quando la persona manifesta un aumento generale della sensibilità a suoni e rumori di alta intensità;
- fonofobia: quando la persona manifesta un aumento della sensibilità a specifici suoni o rumori, indipendentemente dal loro volume.
Nel primo caso, l’insofferenza è direttamente correlata al volume oppure all’intensità soggettiva del suono. Nel secondo caso, invece, il disturbo deriva dalla percezione emotiva di un rumore, quindi non necessariamente correlata a parametri oggettivi del suono.
Iperacusia: le principali cause
Si stima che l’iperacusia sia una condizione che coinvolge circa il 6-7% della popolazione mondiale. Pur essendo una condizione medica riconosciuta dalle istituzioni sanitarie, allo stato attuale non è stata ancora riscontrata la motivazione biologica alla base di questo disturbo.
Tuttavia, dal punto di vista statistico, sono state individuate alcune situazioni in cui emerge una forte associazione con l’iperacusia. Come, per esempio, nel caso della sindrome di Williams, una patologia genetica piuttosto rara che compromette il regolare sviluppo neurologico dove si registra una condizione di iperacusia con percentuali fino al 90% negli adulti e ancora più elevate nei bambini.
Anche le persone affette da autismo o sindrome di Asperger, talvolta, possono soffrire di iperacusia. Allo stesso modo, l’ipersensibilità ai suoni risulta abbastanza ricorrente nei soggetti con la sindrome di Ménière, ovvero una patologia che colpisce il labirinto, una parte interna dell’orecchio che svolge un ruolo fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio.
L’iperacusia, però, può sorgere anche in seguito ad alcuni episodi o traumi, tra cui ictus, esposizione prolungata ai rumori, infezioni alle vie aeree e alterazioni tiroidee. Inoltre, può essere associata a diversi fattori come disturbi ormonali, irritazioni del trigemino, tensione tonica del muscolo tensore del timpano e carenza di serotonina.
Come riconoscere l’iperacusia?
Soltanto uno specialista, ovvero un otorinolaringoiatra oppure un medico specializzato in audiometria, sarà in grado di effettuare un’eventuale diagnosi di iperacusia in seguito ad alcuni esami strumentali, tra cui gli esiti di un test chiamato LDL (Loudness Discomfort Level) che serve a valutare l’intensità del disagio rispetto a determinati rumori.
A questo esame si aggiungono i classici test audiometrici.
Come curare l’iperacusia?
Il percorso di riabilitazione dipende dal singolo caso, inclusa la valutazione psicologica e cognitiva del paziente. Di norma, quando l’origine dell’iperacusia non è riconducibile ad un disturbo da poter curare attraverso l’uso di farmaci o interventi chirurgici, uno dei trattamenti più consigliati prevede una terapia del suono. Questo approccio ha l’obiettivo di desensibilizzare gradualmente il sistema uditivo dai rumori percepiti come fastidiosi.
Un altro possibile percorso è rappresentato dal counseling. Si tratta di un approccio mirato ad orientare il paziente verso l’accettazione della propria condizione. In questo caso, lo specialista illustrerà le linee guida sugli effetti dovuti alla graduale esposizione ai rumori ambientali. Rumori che, però, non devono essere vissuti come un pericolo, quindi come un qualcosa da evitare ad ogni costo.
Infine, possono rivelarsi utili anche le tecniche di rilassamento per la gestione dello stress.