Numerosi studi hanno evidenziato la stretta correlazione tra la perdita dell’udito e alcuni dei più frequenti disturbi cognitivi della terza età. In particolare, un gruppo di ricercatori di Città del Capo ha pubblicato a fine 2021 sulla rivista scientifica Open Medicine un interessante articolo intitolato proprio “Hearing loss and brain disorders: A review of multiple pathologies”, ossia “Ipoacusia e disturbi cerebrali: una revisione delle molteplici patologie”.
In tale articolo, confrontando i dati già presenti in letteratura, gli studiosi hanno fatto una breve panoramica di quali sono i disturbi cognitivi collegate all’ipoacusia individuando come le più frequenti Alzheimer e demenza, Parkinson, disturbo dello spettro autistico ed epilessia, con un tasso di incidenza stimato era di 113 per 10.000 anni-persona.
Il fine della ricerca è stato quello di acquisire conoscenze che in grado di migliorare la diagnosi clinica e la gestione stessa dell’ipoacusia (e dei disturbi cognitivi ad essa associati), attraverso interventi tempestivi e mirati
Lo studio
Secondo lo studio in questione, a livello globale, a circa 400 milioni di persone viene diagnosticata la perdita uditiva e milioni di persone soffrono di una forma di disturbo cerebrale. L’ipoacusia infatti può causare diverse complicazioni neurologiche e psichiatriche che possono ridurre la qualità della vita. Alcune delle complicanze possono includere deterioramento cognitivo, depressione, demenza e comorbilità come malattie cardiovascolari e diabete. Inoltre, i sentimenti di irritabilità, ansia e rabbia nei pazienti con ipoacusia possono derivare da disturbi cerebrali non diagnosticati.
Ma come si spiega il legame tra la perdita dell’udito e i disturbi cognitivi? Fisiologicamente, il cervello è il vero organo dell’udito perché elabora i suoni trasmessi dalle orecchie. L’udito è un processo complesso che richiede la connessione tra i sistemi di elaborazione uditiva periferici e centrali. Una compromissione della circolazione del sangue cocleare e un danno microvascolare nell’orecchio possono causare ipoacusia neurosensoriale, così come alcuni disturbi cerebrali.
I risultati dello studio
Lo studio ha identificato i disturbi cerebrali comunemente associati all’ipoacusia neurosensoriale e spiegato i meccanismi plausibili attraverso i quali interagisce con i disturbi cerebrali. I risultati hanno mostrato che la malattia di Alzheimer/demenza, il morbo di Parkinson (PD), il deterioramento cognitivo, il disturbo dello spettro autistico, l’atassia, l’epilessia, l’encefalopatia ipossico-ischemica e l’ictus interagiscono con l’ipoacusia.
I dati demografici derivati dagli studi implicano che i pazienti adulti di solito hanno il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e un deterioramento cognitivo, mentre i neonati e i bambini presentavano disturbo dello spettro autistico (ASD), disturbo da deficit di attenzione e iperattività e paralisi cerebrale con ipoacusia. Dal punto di vista geografico, gli studi sono stati condotti principalmente in Europa e Asia.
Inoltre, anche ansia e stress possono contribuire all’insorgenza dell’ipoacusia e dei disturbi cerebrali. Lo stress infatti ha molteplici effetti che possono essere collegati al rilascio di adrenalina e vasocostrittori che possono restringere il flusso sanguigno nei tessuti dell’orecchio interno, o ad un’eccessiva produzione di glutammato, una sostanza che, come visto nel caso dell’acufene da stress, può provocare disturbi uditivi.